installazione interattiva in Toyota Kaykan

Il ruolo della comunicazione visiva nella visita allo stabilimento: un esempio estero

Di quale stabilimento parliamo?

Un viaggio in Giappone è sempre fonte di ispirazione per chi si occupa di comunicazione e questa volta ancor più, complice la visita a un’azienda automobilistica famosa per la Qualità Totale, la Lean Production e “la persona al centro”: avrai capito che parlo di Toyota. Infatti l’azienda offre a tutti la possibilità di visitare un suo stabilimento. Perché? Toyota è un punto di riferimento per la cultura aziendale e l’innovazione quindi una visita alla fabbrica può solo rinforzare il brand e aiutarla a diffondere ancor più la sua filosofia. In realtà il fenomeno delle aziende che si aprono al pubblico si sta diffondendo anche da noi, a questo proposito puoi leggere questo post de linfografico scritto in occasione di un evento in un’azienda del NordEst.

Visitare la Toyota è un’esperienza

Bisogna prenotare la visita con un po’ di anticipo, ma in linea di massima l’azienda è accessibile tutto l’anno (festività giapponesi escluse). La visita è in inglese (o giapponese per chi ama le sfide 😉 ) , completamente gratuita, della durata di circa novanta minuti. Però è vietato fotografare o filmare all’interno dello stabilimento.

il badge per visitare l'azienda Toyota

Però si è cercato di fare di tutto per non far pesare troppo questo divieto. Vi racconto come 🙂

foto spot con app di realtà aumentata

Ma partiamo dal principio

Raggiunta la ridente cittadina di Toyota, nel nostro caso in treno, si arriva alla sede del Kaikan Museum Toyota con una breve passeggiata. Lungo il tragitto si incontrano i primi edifici direzionali dell’azienda immersi nel verde.

Una volta arrivati con l’anticipo richiesto dall’occasione, un’impeccabile e sorridente hostess accoglie i visitatori presentandosi come guida e invitando, dopo aver ricordato il divieto di fotografare in vigore durante la visita effettiva, a curiosare liberamente nel museo. Qui è possibile fotografare. Armati di badge visitatori e di un pieghevole sull’azienda ci si avventura fra prototipi e robot.

Visita al Kaikan Museum Toyota

Il museo è una via di mezzo fra un concessionario d’auto e un museo della scienza e tecnica dove anche i robot sono mostrati con intento didattico e presentati all’interno di un contesto piacevole che ricrea simbolicamente alcuni spazi della fabbrica. Illustrazioni sul pavimento e alle pareti, postazioni interattive e frasi significative accompagnano il visitatore.

una stanza dello spazio Kaikan Toyota

Alle pareti ci sono anche infografiche che arricchiscono di contenuti la visita approfondendo singole tematiche.

infografica sulle pareti del museo Toyota

Uno dei filoni principali su cui si concentra la comunicazione è l’aspetto green. La sostenibilità ambientale delle fasi di produzione viene introdotta attraverso un’installazione interattiva che spiega la la filosofia aziendale.

installazione interattiva in Toyota Kaykan

Si passa poi a un’installazione più tecnica che simula il funzionamento di un robot nelle varie fasi di lavorazione supportato da una serie di video infografiche che aiutano a spiegare il processo mettendo sempre in risalto come per l’azienda sia prioritario ridurre i consumi energetici e le emissioni. Vi propongo un video per dare un’idea.

Visita allo stabilimento Toyota (no foto)

Allo scoccare dell’ora x si viene richiamati al punto di ritrovo da cui, dopo aver fornito alcune spiegazioni, si viene invitati a salire su un pullman. Il percorso dura circa mezz’ora, durante il quale la guida mostra le varie sedi dell’azienda. Praticamente tutta la città lavora in Toyota, gli stabilimenti sono fra loro molto vicini quindi la logistica è semplificata.

Durante il percorso vediamo anche la sede storica e la guida ci mostra orgogliosa il vecchio logo (ancora sulla facciata) e ci spiega l’evoluzione verso quello nuovo, decisamente più conosciuto: due ellissi che si sovrappongono suggerendo l’idea dell’iniziale del brand con i caratteri latini.

Vecchio stabilimento Toyota con logo storico

il pittogramma attualmente in uso

Veniamo portati all’interno di un enorme complesso, ma visiteremo solo il reparto montaggio dato che negli altri reparti l’automazione raggiunge il 99%. Insieme a noi un gruppo di giapponesi nuovi assunti, una coppia occidentale e altri giapponesi. Si viene invitati a lasciare i dispositivi elettronici sul veicolo. Nessuno controlla, ma nessuno fotografa: infondo siamo in Giappone 🙂

Una volta dentro, un breve video introduttivo racconta in numeri le altre fasi di produzione. Si passa poi a un percorso sopraelevato che circonda tutta l’area di montaggio: movimentazione dei pezzi, assemblaggio motori, assemblaggio carrozzeria. La guida illustra le varie fasi e risponde alle domande. Sono frequenti, durante il percorso, dei punti informativi a volte statici, altre volte video che spiegano meglio la fase di produzione o la logica che ne sta alla base.

Uno storytelling informativo ma avvincente. (In passato abbiamo parlato delle possibilità del racconto del prodotto alimentare e manifatturiero)

Una volta terminato il giro si arriva in uno spazio interattivo in cui è possibile provare le varie fasi di montaggio simulate con corde e oggetti di legno da incastrare, girare, spostare.

Visita ultimata, si risale in autobus mente la guida riassume le domande raccolte durante la visita e invita a fare altre domande. Insomma, una visita top!

Brochure e gadget penna Toyota

Good Thinking, Good Products è il motto dell’azienda 🙂

Riporto qualche riga di Stefano Schiavo (Sharazad) che ha visitato l’azienda con me per completare il quadro sulla cultura aziendale e anche per far percepire l’emozione della visita…sì, perché anche una visita in azienda può emozionare!

Una visita al plant Motomachi di Toyota Motor Corporation davvero impressionante. Abbiamo visto la tecnologia più avanzata. 1400 robot nel solo reparto di saldatura, automatizzato al 99%, ma migliaia di persone in assemblaggio, manutenzione, controllo qualità e 10000 ingegneri in R&D. Jidoka e JIT alla base del TPS, da decenni frontiera del pensiero industriale. “Making things means making people” è scritto sui muri: la centralità della persona nel contesto più robotizzato. Come mantenere la motivazione? Con il coinvolgimento. Obiettivi individuali e richiesta di suggerimenti. È il kaizen che punta a soddisfare le mutevoli richieste dei clienti. Ecco i tanti box con cartellini Kanban per produrre solo quel che serve e niente di più e il Poka-yoke per evitare errori creando meccanismi che li impediscano fin dalla radice. E poi l’Andon. La corda lungo la linea delle autovetture che ogni operatore può tirare per bloccare l’avanzamento evoca “La macchina che ha cambiato il mondo”. Siamo partiti con i nuovi assunti dell’azienda che iniziavano il training. La prima settimana è dedicata alla cultura perché alla base dell’eccellenza sta il pensiero. I robot arrivano dopo.

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