Grafica e semplicità

copertina_libro_leggi_semplicitàLe leggi della semplicità” di John Maeda è un libro semplice e ricco di spunti.

L’autore è un graphic designer con un Master in economia, ma anche un artista e un professore (Wikipedia dice anche batterista). Tutto in un’unica, semplice persona.

Con dieci regole ci spiega come focalizzarci sulla semplicità, presentando numerosi casi applicati al design di oggetti, all’organizzazione della scrivania, alla grafica.

Esempi e buffi acronimi, cose su cui pensare. Alcuni di questi esempi su lawsofsimplicity.com.

Come tutti i libri semplici, ne ho in mente uno di Anthony Giddens, alla prima lettura sembrano ovvi.

Così ovvi da sembrare banali.

La seconda lettura, secondo me, è illuminante: le parole che prima scorrevano leggere diventano improvvisamente piene di significato.

E’ un po’ come fermarsi a riflettere sul perché amiamo alcune cose mentre altre le ignoriamo o le detestiamo.

Una fra le ovvietà di questo libro, applicabile in particolare al mondo della grafica, è la legge n° 5

le differenze: la semplicità e la complessità sono necessarie l’una all’altra.

Così come i pieni e i vuoti.

Come sottolinea Maeda, il grafico (e il designer in genere) è l’unico a considerare il vuoto come elemento concreto della composizione.

Nella grafica, la scelta di inserire poche informazioni in una pagina, in un biglietto da visita, in un poster, utilizzando lo spazio vuoto per valorizzarle è abbastanza difficile da far passare al cliente. Il cliente quasi sempre vorrebbe pagine dense, piene.

Tuttavia è così, è lo spazio vuoto a rendere importante il resto.

Vale per un curriculum, come per le pagine pubblicitarie.

Nel video qui sotto, un intervento dal vivo dello stesso Maeda alla conferenza del TED

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