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A proposito di condivisione della conoscenza

Presentazione Impossible Project

Lo spunto

Giovedì scorso a The Fab ho scoperto la storia di Polaroid e del grande fallimento del suo fondatore.

In realtà non si è trattato solo di questo, ma della grande avventura umana e professionale di cui ci ha raccontato Alan Marcheselli di The Impossible Project.

Vi riassumo per sommi capi, ma vi invito a cercare Alan e i polaroiders per sentire la storia fino in fondo.

Polaroid nasce dall’intuizione di uno studente di chimica E. Land, che fonda la società assieme a un suo professore. All’inizio il business non ha niente a che vedere con la fotografia, ma si utilizza la luce polarizzata in ambito militare.

Sollecitato dalle sue bambine a creare una macchina fotografica con sviluppo immediato, a tempo perso Land inventa la Polaroid che i più vecchi e i più vintage di noi ricordano.

Dell’esperienza di Land mi ha colpito la genialità ma anche, il fallimento.

Dopo aver inventato la nostra Polaroid la sua ricerca si concentra sulla riproduzione di immagini in movimento con le stesse caratteristiche di immediatezza. La ricerca va per le lunghe dovendo affrontare un problema tecnico: serve una luce molto forte nel proiettore, una luce così forte che emana calore e brucia tutto, pellicola e proiettore. Non si arrende e procede nella sua ricerca, fra i primi, nella tecnologia led.

L’evento

Nel frattempo il mondo è cambiato ed è già tempo della videocassetta: non una, ma ben due aziende offrono al mercato questo prodotto.

Il progetto di Land si affossa nel momento stesso in cui viene presentato.

Come ha fatto una persona così intelligente e ricettiva a non accorgersi che una nuova tecnologia stava arrivando? Sembra pazzesco!

Land è piombato in depressione e si è fatto estromettere dalla sua stessa società. Peccato.

Dalla storia alla letteratura

Anni fa ho letto questo libro “Zio Petros e la congettura di Goldbach, storia di un matematico in lotta con la congettura di Goldbach.

Mi piace ricordarlo anche se ne abbiamo già parlato perché non condivide le sue ricerche, muore nel momento stesso in cui forse è giunto a una conclusione mentre nel mondo, a sua insaputa, altri avevano risolto l’enigma o individuato utili sentieri di indagine.

Il nostro modo di intendere la condivisione

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Queste storie mi confortano ogni giorno di più nella mia idea che la condivisione della conoscenza sia la chiave dello sviluppo di tutti. Non si tratta di svendere o di regalare le proprie piccole scoperte, ma dell’arricchirle nel confronto con gli altri. Questo significa avere anche la capacità di guardarsi intorno ed essere ricettivi verso i progetti e le ipotesi formulate da colleghi o concorrenti.

La nostra personale esperienza sarà quella che permetterà a ogni tecnica di rimanere originale.

Per questo motivo vi ricordo i gruppi Comunicazione e Grafica Tecnica su Linkedin e su Facebook.

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