Storie di ordinaria tipografia

Bisogna avere uno sguardo attento difronte al testo.

A questo proposito vi segnalo un paio di acquisti recenti:

Thinking with type di Ellen Lupton

Just my type di Simon Garfield

The Elements of Typographic Style di Robert Bringhurst

Concentrati sugli aspetti espressivi e comunicativi dei disegni, finora la nostra principale preoccupazione è stata quella di trovare un font completo e affidabile, che garantisse uniformità e leggibilità all’istruzione d’uso.

In genere le guide di corporale brand non includono indicazioni particolari sulle famiglie di font da utilizzare nelle lingue “altre” e non sempre, perlomeno in passato, è stato possibile utilizzare un unico font nelle varie lingue. Chi ha stilato la guida non si è preoccupato di scegliere famiglie di font che offrissero questa possibilità, quindi è stato necessario cercare delle alternative compatibili per rendere leggibile il testo.

Realizzare istruzioni d’uso omogenee e coerenti nell’aspetto, sia che si tratti di russo che di greco è stato un miraggio per parecchio tempo. E con cinese e giapponese? Nel mio recente viaggio in Cina ho avuto modo di ammirare i capolavori dell’arte calligrafica, ma ho anche avuto modo di osservare quelle che a me sembrano grossolanerie. Grossolanerie che ritrovo anche nella formattazione del testo che mi viene fornito: spaziature incoerenti, virgolette che non si chiudono, allineamenti imprecisi.

Ma l’unica critica ricevuta riguardava proprio il font, un font che, seppur comprensibile, disegna gli ideogrammi giapponesi in modo leggermente diverso, impercettibile ad un occhio non preparato e utilizzato prevalentemente dai cinesi per le istruzioni d’uso dei prodotti giapponesi contraffatti o comunque di prodotti scadenti.

Il font, così come molte altre componenti grafiche, contribuisce all’immagine del prodotto e a connotare la percezione che ne ha il cliente.

La riflessione sui font è importante: nelle lingue occidentali non prescindo mai dalla valutazione funzionale, estetica ed emozionale del carattere.

Culturalmente mi è più difficile farlo nelle lingue “altre”, soprattuto quando scattano componenti di mercato come quella segnalata.

Ma è così importante? Per i giapponesi sicuramente si. La bella scrittura è una vera e propria arte e l’attenzione al dettaglio fa parte di questa complessa cultura.

Curare ogni aspetto della comunicazione di prodotto contribuisce a creare un’esperienza d’acquisto soddisfacente e soprattutto ad evitare di far percepire il prodotto diverso da come ce lo si è immaginato. La prima impressione continua ad essere davvero importante!

 

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