Fare branding con la documentazione di prodotto
Avete mai pensato che si può fare branding con la documentazione di prodotto? Istruzioni per l’uso, istruzioni di montaggio, schede prodotto, cartellini ed etichette sono infatti un potentissimo strumento di marketing.
Tutti questi oggetti (spesso cartacei) entrano nelle case, nelle fabbriche e nelle vite delle persone assieme al vostro prodotto. Sono la carta d’identità del prodotto stesso e la presentazione di un brand. Non andremmo mai a un appuntamento importante vestiti male e poco preparati. E allora perché lasciamo che i nostri prodotti si presentino in modo approssimativo e a volte grossolano?
La ragione è chiara a tutti. Per essere competitivi sul mercato bisogna avere un prezzo accessibile. Per questo si cerca in ogni modo di tagliare il superfluo.
Come accorgersi che il superfluo non è superfluo

La comunicazione di prodotto o product marketing è uno degli aspetti fondamentali del successo economico di un prodotto o servizio. Senza l’aiuto del product marketing un ottimo prodotto rischia di rimanere un prodotto fermo sullo scaffale o in magazzino. Ed è un peccato.
Soprattutto per il cliente. Ma anche per chi ha investito nel progetto energie e denaro.
Senza un’adeguata cornice di informazioni un prodotto farà sempre fatica a decollare. Si tratta di raccontare il prodotto, di farlo vivere ed essere indispensabile ancora prima del suo acquisto. Saperlo proporre con attenzione e cura, e una volta acquistato, accompagnare il cliente in un’esperienza di formazione che lo renda un utilizzatore entusiasta.
Fare branding
Come dice David Aaker, un’autorità in fatto di branding:
I beni più importanti di qualsiasi azienda sono immateriali: nome della società, marchi, simboli e slogan e le loro associazioni sottostanti, qualità percepita, consapevolezza del nome, clienti e risorse proprietarie come brevetti, marchi e relazioni nel canale di vendita.
Come e più di un biglietto da visita, la documentazione di prodotto lo accompagna per tutta la sua durata. Dal primo utilizzo timido e tentennante alla ricerca sicura di funzionalità inesplorate, dalla manutenzione e cura allo smaltimento. E ricorda al cliente i valori e il linguaggio dell’azienda.
Accogliere il cliente con un ringraziamento, confortarlo sulla qualità del suo acquisto, raccontargli in poche parole e molti fatti la visione dell’azienda sono momenti che rendono preziosa l’esperienza, sia per il cliente che per il produttore. Il fatto stesso di dedicare qualche parola a instaurare una relazione non funzionale all’acquisto, dice molto all’acquirente sul tipo di azienda che ha di fronte. Si crea, anche così, quel filo sottile che nel tempo diventa fedeltà alla marca e voglia di consigliare un prodotto.
L’effetto lovemark
Pensiamo alla comunicazione tecnica come a un tassello in più per generare il cosiddetto “effetto lovemark“. Un concetto di marketing che è stato ampiamente trattato da Kevin Roberts, CEO dell’agenzia pubblicitaria Saatchi & Saatchi. Una marca non deve essere semplicemente venduta, ma deve essere cercata e anche amata. Deve crearsi un rapporto affettivo. Mi torna alla memoria il curioso caso dell’americano Bill Standley che ha scelto di farsi imbalsamare e seppellire insieme alla sua Harley Davidson. Macabro? Forse… ma è un esempio estremo di fedeltà al brand!
Raccontare il prodotto, spiegarne utilizzi e impieghi in modo efficace e piacevole non è un optional. Ne abbiamo parlato anche in questo post.
Il mercato è fatto di tante aziende che lavorano bene, che comunicano bene. Non si può abbandonare il cliente a un utilizzo istintivo del prodotto perché la documentazione, il linguaggio usato, l’appeal della spiegazione e delle sue illustrazioni sono sconfortanti.
L’utilizzo di un prodotto/servizio senza adeguata formazione può essere pericoloso e causare malfunzionamenti che saranno poi imputati alla qualità del prodotto.
La documentazione serve a fare branding se rinforza e sostiene i valori aziendali di qualità, rispetto per il cliente, attenzione all’ambiente (ad esempio usando carta riciclata o inchiostri a basso impatto). Coerentemente con i valori dell’azienda.
Altrimenti la documentazione fa “s-branding” e demolisce in pochi secondi il certosino lavoro di costruzione di una certa immagine aziendale.
In questo post abbiamo approfondito la relazione tra documentazione tecnica e vendita all’estero
Qui abbiamo invece parlato di relazioni tra comunicazione tecnica e sicurezza, elemento che mette molto a rischio il brand
https://www.studiodz.it/comunicazione-tecnica/sicurezza-nelluso-non-facciamoci-male/
Qua invece abbiamo approfondito il tema della traduzione come elemento critico nella propria presentazione ai mercati esteri
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