
Chi si assume il rischio di leggere il manuale istruzioni?
Il nostro blog e il nostro modo di lavorare sono particolarmente orientati alla creazione di immagini
- è la cosa che sappiamo fare meglio 😉
- pensiamo siano lo strumento più efficace per trasmettere informazioni
Chi ci segue sa che ci occupiamo principalmente di istruzioni per l’uso, istruzioni di montaggio e grafica tecnica in generale.
Il nostro compito è fornire alle aziende la documentazione adatta a vendere nel mondo e ai clienti dei nostri clienti uno strumento per utilizzare i prodotti in sicurezza e con la massima soddisfazione.
Abbiamo parlato più volte del vantaggio delle immagini sia in termini di chiarezza che di costi; oggi vogliamo sottolineare l’aspetto relativo alla godibilità delle istruzioni.
Mi spiego meglio e per far questo cito e riprendo un articolo di un collega. Si tratta di partire dal tema dell’incertezza e del modo in cui si affronta. Diciamo che parliamo di psicologia e usabilità.
Ogni volta che acquistiamo un nuovo prodotto dobbiamo scoprirne il funzionamento, le eventuali modalità di assemblaggio, le procedure di manutenzione.
Queste informazioni ci aiutano ad apprezzare il nostro acquisto.
Un prodotto che si spiega da solo si fa amare fin da subito e la tendenza sarà quella di gettare una rapida scorsa alla copertina del manuale, ma di non andare oltre. In questo caso, per citare liberamente il post di Davide e il pensatore N.Luhmann, il cliente è naturalmente orientato ad assumersi il rischio di un utilizzo che pare intuitivo. Il manuale diventa un paracadute da usare in caso di necessità, dubbi o piccoli malfunzionamenti.
A meno che… a meno che…non sia attraente! Allora il manuale otre che paracadute è strumento di marketing che funziona per rafforzare il brand.
Difronte a un prodotto innovativo e di cui non sa niente il cliente sarà invece più sensibile alla documentazione. Anche qui torna il concetto di rischio: si dà una scorsa al manuale e si decide se vale la pena di leggerlo.
Cosa determina questa scelta?
- sicuramente le conoscenze pregresse dell’individuo
- la sua indole più o meno spavalda (a questo proposito è simpatica la serie televisiva segnalata da Vilma nel suo blog a proposito di sicurezza)
- la capacità del manuale di farsi guardare.
Un manuale voluminoso e solo testuale scoraggia in modo definitivo, ma anche un manuale confuso e con immagini poco chiare e brutte lascia il tempo che trova.
Quindi se vogliamo far leggere il nostro documento, per motivi di ritorno di immagine o per motivi pratici, dobbiamo fare in modo che il cliente si assuma il rischio di leggerlo.
Cosa significa assumersi questo rischio dal punto di vista dell’utente?
- posticipare l’utilizzo del prodotto
- dedicare del tempo alla lettura
- annoiarsi
a fronte però della possibilità di trovare velocemente informazioni rilevanti per una corretta fruizione del prodotto e magari, chissà, di divertirsi anche sfogliando un documento gradevole e ben fatto. Forse non ci avete mai pensato, ma la forma è importante.
La sostanza non emerge se la forma non è quella corretta, si perde e non viene percepita.
A questo proposito citiamo spesso l’esempio giapponese.
Pensandoci adesso è incredibile che una società che noi consideriamo piatta e omologante tenga in considerazione intelligenze diverse nel momento in cui deve comunicare, ma tant’è. I giapponesi si interessano alle istruzioni, le leggono e ci tengono a che le informazioni giungano a destinazione.
Curare questo strumento è importante da tanti punti di vista, ma soprattutto da quello della soddisfazione del cliente. E’ una strategia che paga.
Le immagini aiutano a far arrivare il messaggio, sono più veloci da leggere e generalmente più chiare da interpretare.
L’usabilità di un manuale passa anche dall’inserimento di immagini e dalla sintesi nei testi. L’uso dello spazio, dei vuoti e dei colori rende il risultato più appetibile gradevole, e aiuta a fare in modo che il cliente si assuma il rischio di leggerlo 🙂
Alesatoredivirgole
Posted at 22:39h, 28 AprileEh … chi se lo assume questo rischio … in Italia???
Sempre troppo pochi, purtroppo … ma ci stiamo lavorando 😉
Complimenti per il l’interessante spunto e per la citazione.
Davide
Barbara Zen
Posted at 09:11h, 29 AprileEh eh, come vedi ti seguo con attenzione 😉
Alesatoredivirgole
Posted at 09:24h, 29 Aprile🙂
Anche io vi tengo d’occhio 😉 !
A proposito … a parte il “GRAZIE per la citazione” che è rimasto nella testiera, vorrei farti alcune domande (alle quali pui non rispondere se le ritieni inopportune) in merito alle immagini che utilizzate, come ad esempio quella della mano con l’avvitatore nel precedente post:
– sono ricalchi fotografici?
– sono bidimensionali o tridimensionali?
– le avete realizzate voi (Illustrator)?
– le ricavate da qualche “libreria”?
– le create ogni volta in funzione del tipo di montaggio e del punto di vista?
Grazie in anticipo
Barbara Zen
Posted at 09:50h, 29 Aprilele immagini sono nostre, realizzate a partire da file 3d o da fotografie. Nel primo caso lavoriamo anche con Isodraw, nel secondo solo con Illustrator.
Creiamo le immagini appositamente scegliendo il punto di vista più opportuno in base alla spiegazione da dare. Alcuni componenti (ferramenta, utensili, mani…) fanno parte della nostra libreria. Si tratta di un insieme di elementi che abbiamo disegnano nel tempo e al quale attingiamo per completare le figure.
Alesatoredivirgole
Posted at 10:03h, 29 AprileChiarissima e gentilissima !
Altro interessante tema che apre mille finestre:
– come creare una libreria di simboli/utensili,
– come realizzare i ricalchi veri e propri partendo da una foto,
– come gestire le varie angolazioni,
– come gestire le linee e gli spessori delle stesse linee,
– come gestire ombre (se necessario),
– come gestire l’immagine finale e riutilizzarla.
6 tappe di un percorso “passo-passo” molto affascinante che prima o poi cercherò di affrontare, tempo permettendo …