Ambientalismo e azienda: nuove consapevolezze
Sono una timida ambientalista non radicale, ma un po’ fissata.
Su Slow, la rivista di Slow Food, ho trovato un sito che consente di misurare la propria “impronta ecologica“…mi ci sono fiondata…la mia impronta non è piccola come mi aspettavo (x me ci vorrebbero quasi due pianeti, sic!).
Che cosa mi rende così inquinante? in città vado in bici, mangio poca carne, non uso l’aria condizionata, innaffio i fiori con l’acqua dell’insalata, etc. etc. …non sono disposta a rinunciare all’esplorazione del mondo, agli scambi e alle interazioni con le altre culture, alla scoperta del diverso: i viaggi in aereo e in auto, questo è il problema…la mia riflessione mi ha portato a considerare dei ragazzi conosciuti sabato sera all’adunata del contemporaneo: studenti di design ospitati attualmente in Lagostudio per un workshop.
Lago si trova un po’ nella mia situazione: ha una rigorosa morale ambientale (perfino i cibi della mensa vengono da un Gruppo Acquisto Solidale e la fabbrica è in bioedilizia) ma ospita ragazzi provenienti dalle migliori scuole di design del mondo (io ho avuto il piacere di conoscere una ragazza giapponese, una tedesca, un’italo americana…)…cosa sarebbe il mondo, anche fosse un mondo più pulito, senza l’enorme ricchezza della scoperta della differenza?
Sempre sfogliando Slow, c’era un articolo anche su come concepire un evento in modo “compatibile”. Un progetto realizzato con la collaborazione del Politecnico di Torino che dovrebbe limitare al massimo l’impatto ambientale di una manifestazione (ad esempio una fiera) scegliendo materiali riciclabili o riutilizzabili, fibre naturali, potenziando il corretto smaltimento…progettando in modo responsabile ogni fase, selezionando fornitori e smaltitori. Tutta questa riflessione si è inanellata nella mia mente ad un’altra notizia: da un’analisi su un campione di aziende canadesi che si proclamano etiche ed ecologicamente sostenibili è risultato che queste aziende attuano solo un “green washing”, una specie di pulizia di facciata in quanto non controllano le fasi (fornitori e materiali) a monte e a valle del prodotto.
Consumatori responsabili crescono: aziende datevi da fare! ma senza rinunciare all’essenziale divertitevi (o deprimetevi!) a fare il test impronta ecologica e seguite i suggerimenti dell’ottimo e divertente sito http://www.ecodazoo.com/
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